giovedì 14 luglio 2011

Terminologia Filosofica - Adorno

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Marx - produttività e valorizzabilità del lavoro

Mentre nella società borghese il concetto della produt­tività è ideologizzato - possiamo dire -, il lavoro viene esaltato, in realtà la produttività è limitata esclusivamen­te alla valorizzabilità. Ora Marx da un lato sottrae il la­voro a questa ideologia; ma egli stesso considera il lavoro, non più nella prospettiva della sua valorizzabilità, è vero, però in quella della sua utilità: e tuttavia questa utilità non deve essere affatto tale (è questo un punto estrema­mente importante, che il marxismo ufficiale considerereb­be come una grande eresia). Per mostrarcelo, vi citerò uno dei più sorprendenti passi di Marx che io conosca, e su cui è stata attirata la mia attenzione pochi giorni fa. Esso vi consente di vedere per così dire dietro le quinte, e di capire qual è il vero significato di questo materia­lismo.
«Da quello che abbiamo detto finora consegue che la produttività è una determinazione del lavoro [sempre im­manente al sistema] che in primo luogo non ha assoluta­mente nulla a che fare con il contenuto determinato del lavoro, con la sua particolare utilità o col peculiare valore d'uso in cui essa si esprime»; il lavoro produttivo è dun­que definito in un modo completamente diverso da quello in cui era stato definito nel Capitale. «Lo stesso tipo di lavoro può essere produttivo o improduttivo ». E ora ar­riva il passo sorprendente: «Per esempio Milton, che ha scritto il Paradiso perduto per cinque sterline, è stato un lavoratore improduttivo». Vale a dire che non ha creato un valore di scambio, che la sua opera non era valorizza­tale. «Invece lo scrittore che esegue un lavoro che gli è stato ordinato dal suo libraio», dunque ad esempio anche lo scrittore di copioni cinematografici che fornisce a Hol­lywood dei testi dozzinali che fanno pietà, assolutamente ideologici e senza alcun valore, «è un lavoratore produt­tivo. Milton produsse il Paradiso perduto per lo stesso motivo per cui un baco produce la seta. Si è trattato di un'attività della sua natura. Più tardi vendette il prodotto per cinque sterline. Ma lo scrittore proletario di Lipsia che sotto la direzione del suo editore fabbrica dei libri (per esempio [scrive malignamente .Marx] dei compendi di economia) è un lavoratore produttivo; poiché il suo prodotto è sussunto preliminarmente sotto il capitale ed è realizzato solo per la sua valorizzazione. Una cantante che vende il suo canto per proprio conto è un lavoratore im­produttivo. Ma la stessa cantante che è ingaggiata da un impresario che la fa cantare per guadagnare denaro è un lavoratore produttivo, poiché produce capitale». In questi passi viene veramente in luce come tutte le cate­gorie della società borghese, che sono qui rappresentate dalla produttività nel senso del principio dello scambio, e quindi, in altre parole, l'intero sistema che egli sviluppa, non sia un sistema dell'assoluto o della verità. Egli vuole invece mostrare che in realtà il tutto che provvede affin­ché le opere del signor Knittel siano lavoro produttivo e quelle di Beckett invece no, che proprio questo sistema è il falso. Si tratta quindi di una deformazione assoluta, quando in nome del materialismo dialettico ufficiale la teoria di Marx viene trasformata in una specie di sistema.
Vorrei dire che il problema della comprensione di Marx comincia proprio nel punto in cui ricompare questa pecu­liare dissonanza; dove si può però anche vedere che die­tro al concetto marxiano della produttività sta un'idea che va molto al di là del concetto della pura produzione materiale.
Se avete percepito bene i suoni armonici di questo pas­so, e soprattutto il peculiare pathos — che deriva ancora dalla concezione romantica della natura, direi - insito nel­la formulazione che Milton ha cantato come canta l'uccel­lo, o, come si esprime Marx, ha filato come un baco fila la seta, potete allora osservare come questo materialismo in ultima analisi sia anche negativo, sia un sistema negativo che si contrappone allo stesso concetto del materialismo. Il materialismo marxiano ha un telos, che lo distingue ra­dicalmente dalle altre filosofie materialistiche di cui ab­biamo parlato finora: se le condizioni materiali dell'uma­nità saranno interamente realizzate, e cioè se la riprodu­zione della specie umana e la soddisfazione dei bisogni degli uomini saranno infine liberate dal valore di scambio, dal motivo del profitto, allora l'umanità cesserà di vivere sotto il giogo della materia; la completa realizzazione del materialismo sarà insieme anche la sua fine. Al termine di queste nostre considerazioni sul materialismo in gene­re, questa concezione marxiana è di grandissima impor­tanza. Possiamo dire che secondo Marx il mondo borghe­se è idealista nella sua ideologia e materialista nel suo con­tenuto; mentre la teoria di Marx è materialistica, ma quello che egli ha in mente, se si considera il suo conte­nuto più profondo, non dirò che sia idealistico, per carità; sarebbe una costituzione del mondo e anche del pensiero che è situata al di là di quella dicotomia di materialismo e idealismo.

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